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Recensione Gravity

Salve amici tecnologici oggi proponiamo un film fuori dagli schemi del blog, senza robot futuristici o droni assetati di sangue, ma nonostante questo lo possiamo annoverare tra i film tecnologici che mi sento in dovere di presentarvi.

Si tratta di un’ultimissima uscita, film premiato e applaudito al festival del cinema di Venezia di quest’ anno, stiamo parlando del nuovo film del regista messicano Alfonso Cuaron: GRAVITY !!

Personalmente Gravity era un film che, insieme a Rush di Ron Howard, aspettavo da moltissimo tempo, e che solo il trailer riusciva ad emozionarmi e a rendere la mia attesa ancora più spasmodica. Ora, capita a volte, al cinema come nella vita che, qualora si aspetti con crescente interesse un evento, il desiderio sale esponenzialmente tanto da rimanere inevitabilmente delusi nel momento in cui si vive effettivamente quell’evento. Ecco, Gravity non fa assolutamente parte di questa categoria di momenti; è grandioso, di una potenza visiva con pochi eguali e personalmente, mi è parso talmente ben fatto da poterlo definire quasi perfetto. Prima di prendermi per un pazzo che esagera o uno facilmente emozionabile andiamo ad analizzare un po’ più nel profondo il film.

La pellicola racconta la vicenda di due astronauti statunitensi, la dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock), un medico addestrato le cui competenze sembrano essere quelle di manutenzione nei confronti del telescopio Hubble, e il capitano Matt Kowalsky (George Clooney), astronauta in procinto di effettuare l’ultimo volo spaziale prima di andare in pensione; i due sono impegnati in quella che potrebbe essere definita una spedizione spaziale di routine. Il film esordisce, con una fantastica immagine della terra vista dallo spazio, durante l’ultimo giorno di soggiorno nello spazio e il clima è quasi spensierato, scherzoso, c’è la consapevolezza che presto si tornerà sulla terra, che si tornerà a casa, si scoprirà poi che per i due protagonisti il rientro sulla madre terra non è poi considerato una necessità assoluta .

Tuttavia un imprevisto porterà i due astronauti ad intraprendere un viaggio terribile, che spingerà i loro corpi al limite trasportandoli alla deriva in un mondo in cui l’uomo è, e si sente, impotente. Questo viaggio li porterà a comprendere il senso della loro esistenza e noi spettatori a comprendere l’infinitesima piccolezza, non solo dell’uomo ma anche di quelle che sono chiamate “super potenze”: inermi di fronte alla spietata crudeltà di uno spazio senza colpa. Per tutta la durata del film, lo spettatore acquisisce, infatti, la convinzione che l’uomo è un corpo estraneo e le sue invenzioni tecnologiche potrebbero portarlo alla rovina andando ad intaccare un equilibrio cementato nel corso dei millenni. Tutto questo passa, però, in secondo piano e l’attenzione è rivolta soprattutto ai personaggi e alla loro caratterizzazione: non conosciamo nulla di loro all’inizio del film ma pian piano riusciamo a capirli assistendo alla loro personale rinascita che li porterà, si, in  direzioni opposte ma che rappresenta anche la metafora della vita in cui ognuno di noi può riconoscersi e identificarsi.

I maligni sosterranno che Gravity, di per se, non abbia trama e che risulti piuttosto noioso, ma questo è vero solo in parte: si il film non ha una trama molto articolata ma questo è normale, in quanto non è assolutamente importante ai fini del viaggio interiore e introspettivo che compiono i personaggi, assolutamente falso è il fatto che risulti noioso, pochissime volte mi è capitato di guardarmi attorno durante la proiezione del film e scorgere visi terribilmente in ansia per le sorti della protagonista, o mani che, all’unisono coprivano la bocca  come segno di evidente di stupore; la regia, gli effetti e soprattutto il montaggio rendono il film indescrivibilmente  adrenalinico e claustrofobico (incredibile se si pensa che il film è ambientato nello spazio sconfinato) tanto che le persone in sala diventano un’entità unica che cerca (invano)  di calmarsi e pensare lucidamente, con il cuore che gli pulsa in gola, soffrendo quasi fisicamente insieme alla protagonista, identificandosi e commuovendosi. Per quanto riguarda il comparto tecnico la regia e il montaggio sono spettacolari, ma come non citare i fantastici effetti speciali che trasportano lo spettatore nel gelido universo ostile, insanando addirittura il dubbio che le scene siano state girate nello spazio; ovviamente non è così, ma questo per farvi capire il livello di verosimiglianza raggiunto con questo capolavoro.

In definitiva Cuaon riesce, con questo film, ad accontentare e ad emozionare il grande pubblico assicurandosi un pieno guadagno (cosa che non gli era riuscito con il buon “figli degli uomini” ), ma anche a proporre uno dei migliori film dell’anno capace di far riflettere su uno dei fulcri della nostra esistenza….La vita stessa.

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max corona

Ciao mi chiamo Max Corona, sono uno studente vivo parallelamente tra Padova e Pordenone e sono un vero appassionato di cinema ! (oltre che ad essere bello e simpatico naturalmente) :) Quando trovo un pò di tempo libero dai miei studi economici scrivo recensioni di film tecnologici che poi pubblico su questo fantastico sito a tema, qual'è Tecnoarena.net. Mi scuso fin da ora per l'eccessiva lunghezza di alcune di esse, ma quando si parla di cinema io non riesco proprio a trattenermi. Vi invito tutti a mettere mi piace alla mia pagina facebook (se vi va eh) intitolata "Recensioni Flash" dove potete trovare un sacco di spunti interessanti (spero) riguardanti l'universo cinematografico. Mi raccomando fatemi sapere, con un bel commento, se vi sono piaciute le mie recensioni fantascientifiche.

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