Il Raspberry pi
Ciao a tutti, mi chiamo Alberto Cuffaro, sono nato nell’anno X, da sempre appassionato di tecnologia e attratto da computer compatti e versatili e per chiunque mi assomigli, il Raspberry è il paradiso terrestre. Molti ne hanno parlato quindi, invece di descrivere le sue caratteristiche, elencare i suoi componenti e mostrarvi le solite foto, che sicuramente conoscete, cercherò di descrivere la mia esperienza con questo fantastico computer. Si tratta di un computer grande quanto una carta di credito, in grado di fare qualunque cosa: può diventare un media center, un server e una scheda di comando per qualunque oggetto ma, personalmente, ho scelto di trasformare la mia scheda in un server di backup accessibile da qualunque luogo. Cercherò, per quanto possibile, di ripercorrere i passi che mi hanno permesso di trasformare la scheda in questione in un server pienamente funzionante.
La scheda viene fornita senza alcun accessorio ma aggiungendo pochi euro potete avere custodia ( consigliata, se non volete correre il rischio di danneggiarla), alimentatore (anche se quello di un comunissimo cellulare va più che bene) e il nostro hard disk, una comunissima scheda SD. Se avete deciso di trasformare il Raspberry in un media center allora vi consiglio di scaricare XBMC, altrimenti, come me, Raspbian che non è altro che una versione light di Linux compilata per processori ARM ( dimenticatevi Windows o Ubuntu perché non sono compilati per ARM ma per processori x32 e x64).
Per l’installazione basta scaricare il sistema interessato da Qui e Win32diskimager. Il programma, come dimostra l’immagine sopra, è semplicissimo: basta selezionare il file appena scaricato, selezionare la destinazione, premere “write” e il programma si occuperà di decomprimere il file, copiare e rendere avviabile il tutto. ATTENZIONE: ogni file sulla scheda SD andrà perso.
Primo avvio
Non appena collegata la scheda SD al Raspberry, collegato quest’ultimo alla corrente e alla tv vedrete apparire a schermo diverse scritte (quasi) senza senso: non temete, è normale! Dopo circa un minuto si avvierà il menù di configurazione del Raspberry, il raspi-config: Esaminiamo ogni punto…
· Info:
Niente di che… (non ci interessa)
· Expand_rootfs:
Bè, amici miei, dovete sapere che il programma che avete usato per copiare il sistema operativo all’interno della scheda hacreato tre partizioni: in una vi sono i file che riguardano il boot del sistema, in una il sistema operativo e l’ultima è vuota. La seconda è grande quanto il sistema operativo e ciò causerebbe il blocco del sistema dopo poco tempo di utilizzo: questa funzione di fatto riunisce la seconda e la terza partizione dandovi la possibilità di utilizzare tutto lo spazio disponibile.
· Overscan:
Permette di risolvere un problema che può presentarsi con alcuni monitor ma non vi ho prestato molta attenzione perché il mio Raspberry non è collegato a un monitor.
· Configure_keyboard e change_locale:
Come per la precedente funzione, non vi ho prestato molta attenzione poiché nessuna tastiera è collegata al mio Raspberry: come ci suggeriscono i nomi, queste funzioni servono per modificare la nazione, perché dovete sapere che Italia, Germania, ma anche USA, ecc., utilizzano tastiere leggermente diverse tra loro. Questo significa che bisogna comunicare al computer come è strutturata la tastiera, altrimenti i caratteri digitati e che appaiono a schermo saranno diversi.
· Change_pass:
Dai… Non ditemi che non sapete a che serve questa funzione!!! Bè serve a cambiare password!!! Comunque vi ricordo che la password predefinita è “Raspberry” e il nome utente è “PI”. Mi raccomando, non fate l’errore di non cambiare la password.
· Change_timezone:
Questa funzione serve a far capire al Raspberry dove ci troviamo: nel nostro caso sceglieremo “Rome”, così il computerino magico potrà cercare l’ora senza problemi; all’interno della scheda, infatti, mancano le componenti necessarie a far andare avanti l’orologio a scheda spenta, quindi ogni volta che si accende deve essere collegato alla rete per poter avere l’ora aggiornata…
· Memory_split:
Come tutti i computer, il caro Raspi, usa due processori: la CPU ARM e la GPU (processore grafico), ma ha soli 512 mb di ram e voi dovete decidere quanto dare a uno e all’altro. Io, personalmente, ho dato 16 mb alla GPU (in caso di rari collegamenti alla TV) e ho lasciato il resto alla CPU.
· Overclock:
Questa opzione permette di aumentare o diminuire la velocità del processore. Di default il valore è 800 MHz ma è possibile portarla fino a 1,2 GHz senza perdere la garanzia. Vi consiglio di impostare 1,0 GHz per evitare eventuali surriscaldamenti ma avere una buona potenza a disposizione.
· Ssh:
Questa voce è molto importante perché serve a modificare la porta attraverso la quale il Raspberry riceve istruzioni. Di default la porta è 21 ma io l’ho modificato in …… NON LO SAPRETE MAI… !!!
Ricordate che per accedere da remoto è necessario conoscere la password, nome utente, l’IP e la porta e se uno scopre le prime ma non l’ultima non avrà comunque accesso al computer.
· Boot_behavior:
Ho prestato poca attenzione a questa funzione poiché qui possiamo scegliere se all’accensione deve essere caricata l’interfaccia grafica o no. Io, alla fine, ho comunque deciso di abilitare l’interfaccia grafica nel caso abbia necessità di usare uno schermo.
· Update:
Rivedremo questa funzione in un prossimo articolo…
Riassumendo…. cosa ho combinato io? Ho ignorato Info, Overscan, configure_keyboard, change_locale e Boot_behavior, mentre ho usato la funzione Expand_rootfs, cambiato password, porta, impostato “Rome” in change_timezone, 16 in memory_split e 1,0 GHz in overclock.
Allora, questo è tutto, e come avrete capito non sono un tecnico laureato e con quattrocento specializzazioni ma un semplice appassionato che può aver commesso errori o usato termini non adatti; se l’articolo vi è stato utile, in un altro vi potrò spiegare come impostare un IP statico [con e senza modem Alice (si, avete letto bene, Alice)] e come configurare i client per pc, android, ios e per il mio amato windows phone ( calo di lettori tra 3..2..1..).
Prima di chiudere vi volevo dire che se sono oggi quel che sono è anche grazie al podcast digitalia quindi, se avete un pò di tempo, andate su digitalia.fm e ascoltate una puntata… Non potrete farne più a meno…
Alberto Cuffaro
P.S. “amato”, oltre che il nome della mia prof, non è retorico!
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